Terzo appuntamento di TRE DOMANDE A e questa settimana incontriamo Francesco Pasqual, punta della Nazionale Poeti.
Bentrovato Francesco, cosa significa per te fare poesia?
La poesia è il viaggio della parola delusa dalle concrezioni di significati prigione,
sino
al superamento degli stessi, verso la luce di un senso altro…
La
poesia danza la melodia che dondola tra le presenze consapevoli e le assenze
nel
grido dell’inconscio. La poesia si scrive con tutto noi stessi…con un alito di
vento
che
ci carezza nella solitudine, con un colore che colpisce il nostro sguardo, con
un suono
che
possiamo udire come lontananza prossima e con un gesto che ritroviamo solamente
dopo
averlo ritrovato. “…perché non ombre ancora prossime al tuo sguardo
t’offuschino mai
l’intensa
luce del sentire”.
Cosa rappresenta per te il calcio?
Il
calcio è da sempre un punto fermo per l’infanzia di ognuno di noi. È stato quel
colore
gettato
sul tempo di noi fanciulli. La nostra non era una semplice corsa dietro ad un
pallone,
era
la speranza che calciava sogni sempre più in alto. Il calcio era quella festa
che potevamo avere
tutti
i giorni dell’anno, era quella rivalsa per quel desiderio che desiderava solo
desiderare…
Progetti
per il futuro?
Penso
che chiunque scriva, si domandi prima o poi, il perché della propria scrittura,
la
recondita spinta, che l’ha portato a gettare il suo cuore sull’infinito di una
pagina bianca.
La
voce impressa sulla pagina di un libro, è il tentativo, forse, di scrutare
nella propria Anima
chi
sia “L’altro”, quali siano i pensieri, le emozioni, e i sentimenti che nutrono
quel preciso istante:
quello
di chi scrive e quello di chi legge. Il foglio supporto della scrittura si fa
carne teatrale,
luogo
che stende colori e intona armonie sul palcoscenico dove si rappresenteranno le
immagini
della
nostra vita. Il mio augurio, è che il volo della poesia abbracci la Libertà di
chi ama cieli infiniti…”A volte la parola cerca solamente questo: tornare in un
luogo dove già incoscienti eravamo…”
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